logo home

News Corte di Giustizia 16 luglio 2020, C-424/19

La Corte di Giustizia, con sentenza 16 luglio 2020, C-424/19, UR, in materia di IVA, pur non imponendo ad un giudice nazionale di disapplicarle norme processuali interne che attribuiscono forza di giudicato a un pronuncia giurisdizionale, anche se contrastante con il diritto dell’Unione, ha affermato che tale diritto osta all’applicazione del principio dell’autorità di cosa giudicata qualora la controversia non verta su un periodo di imposta identico a quello previsto dalla  decisione divenuta definitiva né abbia il medesimo oggetto di quest’ultima.

Nel caso di specie, uno studio legale, aveva chiesto all’amministrazione delle finanze rumene di essere cancellato, con effetto dal 2002, dal registro dei soggetti passivi IVA e il rimborso dell’IVA percepita da tale amministrazione nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2010 e il 31 dicembre 2014. Avverso la decisione del tribunale che aveva respinto il ricorso, lo studio legale aveva invocato l’autorità di cosa giudicata , richiamando una sentenza del 30 aprile 2018, divenuta definitiva , con la quale lo stesso giudice d’appello, confermando una sentenza di primo grado, aveva dichiarato che l’appellante non poteva essere considerato soggetto passivo di IVA, non effettuando operazioni di consegna di beni o di prestazione di servizi, dal momento che i  contratti conclusi con i suoi clienti erano contratti di assistenza legale e non contratti di prestazione di servizi.

 

 

 

 

 

 

 

Link per la sentenza 

TORNA ALLA PAGINA PRINCIPALE